Tutti i costi della plastica: una spesa inutile per aziende e consumatori
Per commercializzare uno dei prodotti più economici e salutari del pianeta come l’acqua, sprechiamo un quantitativo di risorse economiche, energetiche e ambientali decisamente surreale. Riusciremo mai invertire il trend?
Per anni è stata considerata il materiale sintetico per eccellenza, ideale per la realizzazione di imballaggi per qualsiasi tipologia di prodotto ed erroneamente considerata riciclabile al 100%. Stiamo parlando della plastica e, più precisamente, della sua declinazione più nota e utilizzata a livello globale: il polietilene tereftalato (PET), un materiale ricavato da petrolio, sostanze di origine vegetale e gas metano. Se in molti conoscono i costi ambientali dell’inquinamento da plastica e suoi derivati come il PET, probabilmente non tutti sanno quanto siano alti i costi economici per la produzione di questi polimeri. Basti pensare che per ottenere 1 solo chilogrammo di PET occorrono ben 1,9 chilogrammi di petrolio e circa 18 litri d’acqua. E quante bottiglie d’acqua da un litro e mezzo si riescono a ricavare con un kg di PET? Solo 25! Facendo un rapido conto non è difficile constatare che circa la metà dell’acqua che dovrebbe essere contenuta negli imballaggi di plastica è in realtà sprecata nella produzione del polimero stesso. Ma non finisce qui! Un’ulteriore quantità di petrolio è necessaria a produrre energia che alimenta catene di montaggio ed estrusori, mentre il trasporto su gomma delle bottiglie per la grande distribuzione richiede un ingente consumo di gasolio (circa 25 litri ogni 100 chilometri).
Dunque, per commercializzare uno dei prodotti più economici e salutari del pianeta, sprechiamo un quantitativo di risorse economiche, energetiche e ambientali decisamente surreale. Si stima addirittura che l’effettivo costo dell’acqua contenuta nelle bottiglie di plastica rappresenti solo l’1% del costo di produzione totale. Risultato: la spesa annuale di una famiglia per l’acqua è destinata quasi esclusivamente ad acquistare plastica!
Plastic Tax, come cambiano le regole?
In seguito alla direttiva del Consiglio dell’Unione Europea, che ha vietato dal 2021 l’utilizzo di oggetti in plastica monouso (piatti, posate, cannucce…), l’Italia si muove anche in direzione di una vera e propria Plastic Tax. Con la nuova Legge di Bilancio, dal 1° luglio 2021 verrà introdotta un’imposta sul consumo di tutti i manufatti in plastica con singolo impiego (MACSI) che hanno o sono destinati ad avere una funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o prodotti alimentari. I soggetti tenuti al pagamento della tassa sono: il fabbricante, l’acquirente (col che acquista o cede i MACSI), l’importatore da Paesi extra UE, i committenti per i quali i MACSI sono fabbricati. SI tratterà di un’imposta pari a 0,45 euro per chilogrammo di materia plastica e sorge al momento della produzione, dell’importazione definitiva nel territorio nazionale o dell’introduzione nel stesso territorio da altri Paesi dell’Unione Europea.
Sarà un buon deterrente per il consumo indiscriminato e ingiustificato di plastica? Fra pochi mesi avremo le idee decisamente più chiare!
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